L’intervento psicoeducativo nei disturbi del neurosviluppo

A cura di Sonia Infantino


L’intervento psicoeducativo è un tipo di intervento applicato il più delle volte a casi singoli, per la peculiarità dell’intervento e per l’unicità di ciascun bambino (Mammarella, 2015), non in termini di profilo psicopatologico ma in termini di reattività del soggetto, di resilienza, di permeabilità individuale ai contesti di vita e di competenze socio-emotive (Barone et al.,2012) etc. Lo scopo dell’intervento psicoeducativo è quello di garantire lo sviluppo globale della personalità, in soggetti con necessità educative particolari, valorizzando le capacità presenti, favorendo così una migliore espressione di se stessi e una qualità di vita superiore (Pavone, 2010). Nell’ambito dell’intervento psicoeducativo, è importante fornire risposte specifiche, per far fronte alle esigenze comuni della vita e ai problemi derivanti da particolari condizioni che possono intercorrere durate lo sviluppo (un danno nello sviluppo cognitivo, emotivo, relazionale) e che impediscono un adeguato livello di funzionamento adattivo, in relazione all’età e alle richieste ambientali.

Dalla descrizione del funzionamento all’ intervento psicoeducativo

In seguito alla valutazione del funzionamento, effettuata presso i Servizi, e alla Diagnosi funzionale è importante definire il livello strumentale delle abilità acquisite, cioè la capacità che il bambino ha di elaborare informazioni, di utilizzare strategie per la soluzione di compiti in base all’età e di usare in maniera integrata competenze e abilità diverse. La possibilità di potenziare funzioni e performance e acquisire nuove abilità è strettamente legata all’organizzazione del contesto ( Vio, Tosi, Spagnoletti, 2015), di qui l’importanza della conoscenza da parte dell’operatore degli ambienti di vita (casa-scuola) e di come il bambino “funziona” in questi ambienti, per poter agire in una dimensione ecologica e avere una più alta probabilità di generalizzazione. Nella presa in carico, l’intervento assume una doppia connotazione : abilitante e preventiva, abilitante nei casi più importanti per gravità, preventiva nei disturbi lievi, che comunque in una condizione di comorbidità, non si sommano in modalità additiva ma interattiva (Mammarella, 2015) e dunque il quadro che ne risulta è più complesso rispetto ai singoli deficit come anche più complesso sarà l’intervento.

Nella disabilità intellettiva l’intervento psicoeducativo può riguardare più aree, particolare attenzione è dedicata all’ area dello sviluppo delle abilità cognitive come la percezione dello stimolo, l’elaborazione verbale e visuospaziale, il mantenimento e il recupero delle informazioni, l’attenzione, il linguaggio e la comunicazione, le competenze prassiche e prassico-costruttive (attraverso software/rieducazione funzionale); nell’area degli apprendimenti, dopo un primo bilancio delle competenze, si procede con l’abilitazione (lettura funzionale o strumentale, rappresentazione numeri/ corrispondenza biunivoca numero- quantità/procedure di calcolo) con strumenti dedicati; nell’area dell’autonomia, del comportamento come nella gestione dei comportamenti problema (comunicativi/autoregolativi), di comprovata efficacia risultano essere la metacognizione, le tecniche di intervento cognitivo- comportamentale per la modificazione del comportamento, per apprendere nuove abilità e per il problem solving.

Nei disturbi attentivi assume un ruolo importante l’addestramento a tecniche di autoregolazione attraverso le istruzioni verbali, prima esterne e poi interiorizzate, e di scomposizione del compito, il potenziamento delle funzioni esecutive ( software, giochi strategici) la gestione delle contingenze ( programma basato sulla ricompensa), l’adattamento dei compiti.

Nell’intervento psicoeducativo dei disturbi del comportamento è importante la riduzione di alcuni comportamenti problema, dunque, come prima fase, occorre effettuare la rilevazione sistematica della frequenza e del contesto elicitante il comportamento. In fase di intervento le tecniche di maggiore efficacia risultano essere la gestione delle contingenze, la contrattazione delle contingenze, l’automonitoraggio, l’autorinforzo, il peer tutoring e il tutoring.

L ‘intervento psicoeducativo

Per ogni disturbo considerato, l’intervento psicoeducativo segue uno schema basato su quattro fasi ( Vio, Tosi, Spagnoletti, 2015). La prima fase prevede la realizzazione di una rete di alleanza tra operatori di diverse agenzie (Servizi, psicologo, scuola, educatori etc.) e la famiglia, nonché la definizione e condivisione degli obiettivi in relazione al disturbo. La seconda fase prevede l’esame delle abilità del bambino in relazione alla fase di sviluppo per individuare tecniche, strategie e sollecitazioni adeguate ed opportune, la terza fase prevede l’esplicitazione delle procedure nell’azione psicoeducativa e nella quarta si interviene sull’ambiente per predisporre un ambiente facilitante.

L’utilizzo di interventi psicoeducativi si basa su un processo continuo di problem solving e di verifica, dove l’operatore stabilisce priorità, agendo sulle variabili, e ne testa l’efficacia (Mammarella, 2015).