Disturbi Specifici dell’Apprendimento

a cura di Sonia Infantino


I disturbi specifici dell’apprendimento fanno parte dei disturbi evolutivi dell’infanzia e presentano differenti espressività nelle diverse fasi evolutive dell’abilità in questione. Inoltre, il carattere neurobiologico delle anomalie processuali che caratterizzano i DSAp interagisce attivamente, da un lato, nel determinare la comparsa del disturbo, dall’altra con i fattori ambientali. A tal proposito è importante sottolineare che il disturbo specifico non è un semplice ostacolo nel processo di apprendimento ma comporta un impatto significativamente negativo (soprattutto se non riconosciuto) con l’adattamento scolastico e con le attività della vita quotidiana.

Il termine “Disturbo Specifico dell’Apprendimento” fa riferimento a precisi criteri oggettivi e valutabili. Tale termine va distinto dalla più generica espressione “difficoltà di apprendimento” che include più sommariamente tipologie molto diverse di difficoltà che si possono manifestare nell’ambito scolastico.
Per soddisfare i criteri diagnostici secondo il DSM è necessaria la presenza di pregresse e persistenti difficoltà nella carriera accademica (almeno per 6 mesi): lettura scorretta o lenta, difficoltà di comprensione del testo, abilità di spelling ridotte, espressione scritta povera, difficoltà nei fatti aritmetici(tabelline e calcoli semplici), difficoltà nel ragionamento matematico, calcoli aritmetici scorretti, evitamento di attività che richiedono lettura, scrittura, spelling, calcolo. Le abilità accademiche valutate con test standardizzati devono collocarsi al di sotto di quanto atteso per l’età, intelligenza, sesso, appartenenza culturale e devono causare interferenza con il rendimento scolastico e le attività di vita quotidiana.

Le difficoltà dovrebbero iniziare generalmente durante gli anni scolastici e non essere giustificati da disturbi sensoriali, disturbi mentali e neurologici, avversità psicosociali, mancata istruzione e conoscenza della lingua. A tal proposito, si sottolinea che le condizioni che corrispondono al criterio di esclusione, anche nella nuova edizione, sono sempre la presenza di: menomazioni sensoriali e neurologiche gravi; disturbi significativi della sfera emotiva, situazioni ambientali di svantaggio socioculturale che possono interferire con un’adeguata istruzione. In presenza di situazioni etnico- culturali particolari, derivanti, ad esempio, da immigrazione, appartenenza ad un particolare gruppo etnico o adozione, è importante, in fase di accertamento diagnostico di DSAp, porre particolare cautela: potrebbero, infatti, presentarsi sia “falsi positivi”, cioè soggetti a cui viene diagnosticato un DSAp meglio spiegabile con la condizione etnico-culturale, che “falsi negativi”, cioè soggetti ai quali, dando un peso errato alla loro condizione etnico-culturale, non viene diagnosticato un DSAp.

Criteri di severità

Lieve: Alcune difficoltà di apprendimento in uno o due ambiti scolastici; il b. può compensare o funzionare bene con facilitazioni e sostegno appropriato. Livello 1: Necessari ausili a scuola, a casa o a lavoro per superare le difficoltà di apprendimento presenti.
Moderata: Marcate difficoltà di apprendimento in uno o due ambiti scolastici. Livello 2: necessari momenti di insegnamento intensivo e specializzato; utile un aiuto scolastico e training pomeridiano
Grave: Gravi difficoltà di apprendimento in diversi ambiti scolastici; necessario continuo insegnamento intensivo e specializzato; le difficoltà possono non essere superate. Livello 3: Necessari un training intensivo e individualizzato quasi esclusivo a scuola, inoltre, senza ausili a scuola, a casa o a lavoro non sarà possibile superare le difficoltà di apprendimento presenti.

L’alta comorbidità

I DSAp condividono un’elevata possibilità di presentarsi con Disturbo di Linguaggio, Disturbo di Attenzione/ iperattività, Disturbo della Coordinazione Motoria etc. associati tra loro, oltre alla variabilità dell’espressione dei sintomi che cambia in relazione all’età del bambino.

Quando è possibile porre diagnosi di DSAp?

In base alle Linee Guida e ai manuali diagnostici internazionali (ICD-10, DSM-5) si può porre diagnosi di DSAp dalla fine del Secondo anno della Scuola Primaria, ad eccezione della diagnosi per la Discalculia, per la quale è necessario aver concluso il terzo anno della Scuola Primaria. Questo non significa che non sia possibile riconoscere precocemente alcuni “campanelli d’allarme” per intervenire in modo specifico.
Precedenti difficoltà o disturbi di linguaggio e presenza di familiarità per questi, sono da considerarsi importanti indici di rischio; inoltre, alla Scuola dell’Infanzia è importante tenere presente l’adeguato sviluppo dei prerequisiti necessari per la letto-scrittura e le abilità matematiche.

Nell’avvio dell’apprendimento è poi necessario osservare se il bambino:

Confonde lettere graficamente simili o che suonano simili, inverte le lettere, legge molto più lentamente dei suoi coetanei, salta le righe o le parole, anticipa parole prima di averle lette, la lettura lo stanca facilmente, scambia suoni visivamente simili per la forma o per suono, salta lettere, fonde o separa parole, compie numerosi errori di ortografia, scrive in modo illeggibile, con maggiori difficoltà nel corsivo, fa numerosi errori anche nel copiare dalla lavagna, mostra stanchezza in compiti di scrittura, fa confusione nella scrittura e nella lettura di numeri, confonde i simboli matematici, fa fatica nel recupero dei risultati di operazioni veloci e di tabelline, compie errori nelle procedure delle operazioni, fatica nella risoluzione di problemi aritmetici, mostra difficoltà nel riconoscimento di quantità (più grande, più piccolo).

Quali sono le figure coinvolte nella diagnosi di DSAp?

Secondo le Linee Guida della Regione Toscana, la diagnosi deve essere effettuata da un’équipe multidisciplinare, composta da Neuropsichiatra Infantile, Psicologo o Neuropsicologo e Logopedista, attraverso l’osservazione clinica e la somministrazione di test standardizzati. Se ritenuto necessario, ai fini di una puntuale valutazione funzionale, tale équipe può essere integrata da altri professionisti sanitari. In seguito alla diagnosi viene svolto un incontro di restituzione con la famiglia, in cui si consegna la relazione della diagnosi funzionale e si discutono le indicazioni per eventuali trattamenti e procedure da attuare. È della famiglia il compito di condividere tale diagnosi con la Scuola, che ha l’obbligo di applicare le misure previste dalla legge 170/2010, stilando un PDP (Piano Didattico Personalizzato) in cui sono specificati obiettivi da raggiungere e l’eventuale uso di strumenti compensativi e misure dispensative, basandosi sulle peculiarità del bambino/ragazzo.